cinema Rubriche
data: 08/03/1922, Bologna
DA ROSSELLINI A TORNATORE: Il cinema italiano dal dopoguerra al Duemila.
a cura di Massimo Palazzeschi. Consulenza dello storico del cinema Fernaldo di Giammatteo.*
Intervista a Di Giammatteo del 15.6.1991:
Pasolini in questi anni affronta “il mito” e fa “Medea”, poi corre dietro alla letteratura con il “Decamero’n”, come lo chiamava lui citando Boccaccio, dove fa un film egregio con degli episodi deliziosi. Meno chiaro “I racconti di Canterbury” e si riprende con “Il fiore delle mille e una notte”. Qui è da segnalare il tema di questi due ragazzi che si amano in una storia senza banalità e con una purezza totale, tema questo a lui caro in quanto ossessionato dal peccato. Poi arriviamo al 1975 con la disperazione totale di fronte ad un mondo per lui in disfacimento e parlo di “Salò e le 120 giornate di Sodoma”: Pasolini aveva girato questo film l’anno prima nel 1974, mentre in Italia vi era la strage di Brescia e poi quella sul treno Italicus a San Benedetto Val di Sambro. E’ da notare che le repulsioni morali di Pasolini si combinavano continuamente con altre due cose:
-da una parte una profonda cultura figurativa: lui era stato allievo di Roberto Longhi, e dall’altra parte una cultura letteraria fuori delle regole. Infatti Salò viene da Sade, ed il regista puntava sempre su una letteratura contro, mal vista, osteggiata. Con Salò viene fuori un’opera veramente terribile, che fa paura, angosciosa, voluta dal regista con determinazione, ci sono delle immagini, come le torture nel finale del film, che ti restano dentro come Pasolini voleva che restassero. Una volta ha detto in un’intervista: “Combatto la violenza con la violenza nel mio film”.
Di: Massimo Palazzeschi
Fonte: Massimo Palazzeschi
Pubblicato il: 24/01/2011 da Massimo Palazzeschi