protagonisti Neorealismo
data: 05/03/1922, Bologna
Pier Paolo Pasolini è nato nel 1922 a Bologna ma è vissuto prevalentemente in Friuli e poi a Roma. Il padre di Pasolini era ufficiale di carriera, ravennate, di famiglia nobile, Pasolini dall'Onda, la madre una maestra elementare di Casarsa della Delizia, nel Friuli. Tutti quelli che hanno parlato dell'infanzia e dell'adolescenza di Pasolini ricordano come la famiglia Pasolini fosse denominata dalle donne, dalle figure femminili: la madre e le sorelle.
Nasce nel 1922 a Bologna, ma tutta la sua infanzia e adolescenza sono un seguito di peregrinazioni tra la stessa Bologna, Ferrara, Reggio Emilia, Cremona, tutti centri che i Pasolini frequentavano prevalentemente per motivi di lavoro del padre e poi soprattutto il Friuli, nel quale passa gli anni della prima giovinezza, soprattutto gli anni della seconda Guerra mondiale, a Casarsa ed in altri centri della provincia di Pordenone.I suoi sono studi tipici di un giovane dalle passioni intellettuali abbastanza precise; Pasolini studia al liceo classico "Galvani" di Bologna, in una classe che annovera tra l'altro Agostino Bignardi, che diventerà segretario del P.L.I. e Sergio Telmon che sarà giornalista televisivo e tanti altri.
Anni 60, in questo è il decennio viene fuori una nuova figura di cineasta che è Pier Paolo Pasolini. Esordisce nel 1961 con “Accattone”. E’ l’esordio che allora fece scandalo, di uno che sbatte in faccia al “cinema normale” tutta la sua rabbia di letterato, di intellettuale diverso e omosessuale, di una persona che non vuol avere rapporto con il mondo e la società attuale, ma che vuole agganciarsi addirittura a delle forze primordiali che sono quelle dei disperati delle borgate romane. “Accattone” è un personaggio differente dai personaggi del neorealismo che erano dei tentativi di riprodurre la realtà contemporanea; i personaggi di Pasolini sono tentativi di “violentarla” questa realtà, di andarle contro, di dire esattamente il contrario di quello che uno si aspetta di sentire. Pasolini non cercava per i suoi film quello che allora veniva considerato “un tipico”, il personaggio medio, bensì l’emarginato, colui che sta nella vita ai confini del mondo e quindi si oppone con tutte le sue forze ad un mondo che non conosce e che lo respinge. Una società con la quale non ha rapporti di sorta se non di violenza e “Accattone” nasce da qui: è una visione completamente diversa della realtà, pur essendo nata dentro uno sforzo di capire la realtà circostante. Pasolini tenta di vedere cos’è la Roma della periferia e, in un certo senso, è “realista”; però è realista con l’atteggiamento di chi si ribella, di chi rifiuta una riproduzione meccanica della realtà. Pasolini (2) tiene un atteggiamento del tutto eversivo verso la realtà. Si trattava di vedere il mondo diverso da quello che era. Rossellini, quello del “Francesco giullare di Dio”, faceva un cinema religioso e, insieme, eversivo. E proprio questo Rossellini avrebbe influito su “Accattone”. “Accattone” chi altri è se non Gesù Cristo? Questo disperato muore pagando le colpe, non le sue (probabilmente non ne ha, Pasolini lo assolve subito) ma quelle della società e del mondo di cui porta la croce. E di lì in poi, sino alla fine, Pasolini non ha fatto altro che riprodurre la vicenda, la parabola, il calvario del Cristo. Il significato di tutto il suo cinema mi pare stia qui. L’autore, oltre ad essere un uomo profondamente religioso e quindi eversivo (un uomo religioso non può essere altro che un eversore, se è un religioso vero), era anche immerso in una cultura a buon diritto chiamata manieristica. Il suo cinema, il suo linguaggio, la sua letteratura portano evidenti i caratteri del manierismo. A parte il Masaccio presente nella inquadratura di “Mamma Roma” (il Cristo morto, Ettore sul tavolo della contenzione), riferimento che nasce da Roberto Longhi, il suo maestro, tutta l’ispirazione figurativa pasoliniana è manieristica: Rosso Fiorentino, Pontormo, i Carracci bolognesi, ecc..: forme estenuate, al limite del barocco, santi sofferenti, ma sofferenti in belle forme ( la sofferenza anche come ammirazione della bella forma). C’è questo in tutti i suoi film. “Accattone” è bellissimo sempre, ma soprattutto quando muore; bello quando si tuffa dal Ponte Sant’Angelo, bello perché sofferente, perché ha questi atteggiamenti struggenti, quasi a chiedere scusa di essere vivo. Quello che a lui interessava era mettere in scena l’uomo sofferente, l’uomo che paga per tutti, l’uomo che si accolla tutti i mali del mondo, li fa propri, ne paga le conseguenze sino alla fine, sino alla morte.
Pasolini (1) è differente da Fellini che spera nella vita dell’aldilà: anche lui spera nella vita dell’aldilà, però con un’ altra sorta di misticismo, quello di Fellini è un misticismo più angelico, alla Frank Capra, mentre quello di Pasolini è un misticismo infuriato, di chi si oppone con tutto sé stesso, tant’è vero che nel 1964 gira “Il Vangelo secondo Matteo”, che è esattamente il manifesto di quello che lui vorrebbe fosse il mondo. La prova è che lui si identifica con Gesù Cristo, e tanto ci crede che la Madonna, nel film, è sua madre, quella vera, una sovrapposizione non casuale. Pasolini (2) finiva per identificarsi nella figura del Cristo, con un atteggiamento singolare, quasi blasfemo. “Sono come Cristo, ma io sono certamente l’opposto, psicologicamente, di Cristo. Però mi identifico con lui perché come lui soffro, come lui pago questa mia ‘violenza’ nei confronti della società, come lui pago questo mio rifiutare totalmente il mondo nel quale vivo.”
Chi ha visto il “Vangelo” avrà capito immediatamente che il Cristo doppiato da Enrico Maria Salerno, il Cristo interpretato dallo studente catalano, è un Cristo violento, anarchico, ribelle. Non porge mai l’altra guancia; anzi, schiaffeggia tutti quelli che offendono la verità, e lo fa con una violenza e una brutalità che allora sollevarono scandalo. Il cinema di Pasolini è sempre stato un cinema scandaloso, fin dall’inizio di “Accattone”, per finire poi nello scandalo degli scandali che è “Salò”.
(1) ha avuto noie continue con la censura e gli organi dello Stato; era poi un personaggio con una forte componente masochistica, che sentiva questo bisogno disperato di essere “bastonato”. Per essere bastonato bisogna aggredire e lui allora aggrediva un mondo che era preoccupato solo dello sviluppo economico. Ha avuto non so quanti processi per vilipendio alla religione, ma anche per le cause più futili: una volta l’accusarono di aver rapinato un benzinaio; passò un periodo della sua vita dove tanti si accanivano contro di lui. Pasolini è stato un personaggio tragico, lo testimonia la morte avvenuta nel 1975 in maniera violenta, feroce, come gli stessi personaggi di Pasolini: fu ritrovato sul litorale di Ostia schiacciato da una macchina.(1)
(2)
“Quando morì Pasolini, nel novembre 1975, frequentavo la quarta liceo. Ricordo che, appresa la notizia, mi accorsi di aver conosciuto poco del lavoro di Pasolini regista di cinema, poeta, scrittore. La sua faccia spigolosa, ossuta, e quel nome doppio, singolare, li avevo notati per la prima volta su una vecchia edizione di “Vie Nuove”. Nella sua rubrica Pasolini, alle domande dei lettori dava risposte brevi, prive di retorica, ma polemiche e scomode verso altri scrittori, generi letterari e potere politico. Mi resi conto allora che gli autori contemporanei come Pasolini, per difficoltà di programma didattico, difficilmente venivano studiati o almeno letti, conosciuti nella scuola. Da questa esigenza, attuale ancora oggi, di conoscenza degli autori scoperti e valorizzati nella seconda metà di questo secolo, è partita la nostra iniziativa che, con questa pubblicazione di atti, vuole ravvivare la discussione su un personaggio, Pasolini, non etichettabile a priori (scrittore, poeta, regista) ma, credo, un fondamentale uomo di cultura del nostro tempo, da far conoscere agli studenti delle scuole”.(2) Massimo Palazzeschi: Presentazione atti delle conferenze su Pasolini, organizzate dalla Associazione dei Comuni del Valdarno Superiore Sud – San Giovanni Valdarno Giugno 1986.
Di: Massimo Palazzeschi
Fonte: Massimo Palazzeschi
Pubblicato il: 02/06/2010 da Massimo Palazzeschi