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..... Una fondamentale svolta tecnologica, però, si ebbe nel 1963 ad opera dell'americano Domina Jalbert che, perfezionando gli studi di Francis Melwyn Rogallo, inventò il paracadute ad ala (parafoil). Mentre la calotta funziona sul principio della resistenza dell'aria, l'ala invece, sfrutta il principio della portanza e vola planando percorrendo così un certo spazio orizzontale! Costituita da due strati di tessuto sovrapposti e cassonati che si gonfiano irrigidendosi per la pressione dell'aria, genera portanza grazie al volo di avanzamento; inoltre è guidabile con una precisione stupefacente con due comandi che aprono e chiudono i cassoni che, cambiando il profilo e quindi l'assetto, fanno da timone. In questo modo sfruttando le correnti d'aria ascensionali il paracadutista è capace di risalire anche oltre la quota di lancio! Fu il principio del deltaplano e successivamente del parapendio. Veniamo ad oggi: l'uomo vola? Ebbene sì! Beh! Non nel significato più giusto della parola, cioè con il decollo, il sostenimento e l'atterraggio, ma neanche si può dire il contrario! Tralasciando volutamente la fantastica esperienza adrenalinica della caduta libera (si cade nel vuoto come bombe a circa 200 chilometri orari per un breve periodo di tempo, al massimo qualche minuto!), poi o si apre il paracadute, o non lo si racconta, Icaro insegna! Oggi invece ci si può anche spostare orizzontalmente planando, e di parecchio pure! Ma qual'é la particolarità dell'evento? È dalla notte dei tempi che l'uomo sogna di volare e fino ad oggi ci è riuscito soltanto usando le tecnologie aeronautiche, quindi per mezzo di sofisticate strumentazioni. Patrick de Gayardon invece, l'ha fatto senza nessuna attrezzatura particolare ma soltanto con l'ausilio di una singolare tuta. Il no-limits man francese, per tre anni ha studiato il volo di una singolare specie di scoiattoli del Madagascar, i quali muniti di una sottile membrana che collega arti anteriori, posteriori e la coda, pur non sapendo volare, planano da un albero all'altro. È l'inizio del progetto Wing Flight: nel 1994 i primi prototipi e nel '96 la messa in pratica. È una tuta con tre superfici alari cucite direttamente alla stessa per riempire lo spazio che si crea tra le braccia, il corpo e le gambe allargate; formata da una doppia membrana, si gonfia durante la caduta creando un effetto portante. Attraverso attrezzature come i Gps e gli altimetri, si è potuto misurare che con questa tuta alare la velocità di spostamento orizzontale della caduta libera è di 140/150 km/h, con velocità massima di 180 km/h, con una velocità verticale di 90 km/h. Incredibile, lo spostamento orizzontale è maggiore quindi di quello verticale (questi dati si ottengono con un piano di caduta di 35 gradi e con un corpo inclinato in avanti di 20-25 gradi). Le prove hanno portato a risultati impensabili: lanciandosi da 4.000 metri ed aprendo al minimo possibile (circa 150 metri) ci si riesce a spostare orizzontalmente di 6 chilometri e in poco più di 2 minuti, cioé si avanza molto di più di quando si cada! È quindi soprattutto planare... in definitiva... volare! Ma non è finita, così come gli scoiattoli malgasci si lanciano da un albero per atterrare dopo un volo su di un altro, così De Gayardon si è lanciato senza niente, se non la sua tuta, per poi rientrare nell'aereo dopo un volo planato (l'aereo volava con lo stesso angolo di discesa, e il campione di caduta libera acrobatica si è, prima avvicinato allo stesso, e poi è rientrato dentro! "il Wing Flight introduce nella dimensione prevalentemente verticale del volo in caduta libera una più forte e sensibile tendenza al movimento orizzontale". Patrick de Gayardon... un moderno Ulisse che ha realizzato il sogno di Icaro!
Di: GABRIELE LA ROVERE
Fonte: http://www.1aait.com/larovere
Pubblicato il: 11/01/2004 da Gabriele La Rovere