Musica, concerti, cinema spettacoli, eventi cultura, viaggi, life style cinema, concerti, dischi, artisti, registi, vino, enoteche
by bitit
Cocktails di Bit Shekerati a modo nostro - Cinema, Musica, Libri, Teatro, Cibi, Bevande, Viaggi
Menu
agenda spettacoli in programmazione
agenda spettacoli in programmazione

Lamerica

Visti da uno spettatore.

Lamerica

datafilm Drammatico

Italia Albania

Amelio? La prima cosa che ricordo è la foto di lui mentre si trova sul set di un western ambientato in Spagna e un’altra nell’aia emiliana di “Novecento” dove gira il suo documentario sul film di Bertolucci, un 16 mm. che anticipa il film e ha un grande successo. Scrivono bene di lui e Natalia Ginzburg , lodando Amelio, si lamenta del fatto che, quando avrebbe visto il film di Bernardo Bertolucci, non si sarebbe tolta dagli occhi le immagini del documentario del giovane regista calabrese. 
Era il 1976, io facevo il liceo, che aveva in dotazione un sedici millimetri per fare delle proiezioni, ma il documentario di Amelio non lo proiettammo. 
Il distributore a Firenze non ce l’aveva e a diciassette anni puoi insistere una volta o due, poi devi mollare. 
Dopo trent’anni esatti, dopo una sessantina di personaggi del cinema ospitati dal 1981 ad oggi, ce l’ho fatta a portare Amelio a Montevarchi, in Via Cennano, nell’officina di Alberto Tempi, a poche centinaia di metri dal fatidico n.7 di Via Marconi, la vecchia sede del Liceo Scientifico “Benedetto Varchi”. 
Se negli Anni Settanta era un giovane regista di grande talento, oggi Gianni Amelio è un maestro indiscusso, un italiano che fa un cinema riconosciuto da tutti come universale, per i temi che tratta, che possono dare risposte o porre domande nello stesso modo al pubblico di Roma, di Parigi, di New York o a quello del Marocco. 

Gino (Enrico Lo Verso), il protagonista de “Lamerica”, è un giovane cresciuto nel mito dei soldi facili, dei due mondi, uno ricco che sfrutta, ed uno povero sfruttato. Si fida ciecamente del suo capo Fiore (Michele Placido), un italiano prototipo di quella classe depredatoria che ha avuto tanto successo negli Anni Ottanta e finita l’avventura in Italia, dove l’aria è cambiata un po’ con “Mani pulite”, cerca di fare intrallazzi all’estero , in Albania. 
Il regime comunista è caduto e il paese ha bisogno di aiuti per ricominciare. 
Ecco che la prospettiva di una fabbrica di scarpe attira le autorità albanesi “Che si bevono tutto come i bambini”, dice Fiore al giovane Gino. 
C’è da trovare un prestanome, uno che risulti per la fabbrica che non si farà ma che servirà a prendere i contributi del governo italiano, e viene trovato un vecchio dentro una specie di manicomio, una volta una prigione del regime, che farà il presidente della società fittizia. 
Ma il vecchio Spiro non è il pazzo che credono o, almeno, ha un po’ di pazzia che gli ha permesso di vivere per decenni nelle prigioni del regime come una larva umana. Appena sente l’aria fresca della libertà scappa e Gino deve corrergli dietro per riportarlo in città. 
Qui comincia un viaggio in un paese distrutto, che non ha più nulla, ma in fetidi bar decine di albanesi si ammassano a vedere i programmi della tivù italiana. 
Le cifre snocciolate alla tivù da Iva Zanicchi in “Ok il prezzo è giusto” rimbalzano nelle pareti e nei vestiti miseri degli albanesi. 
Gino li guarda con stupore e Amelio qui ci riporta all’Italia del dopoguerra, quando gli italiani impazzivano alla sera nei bar per i quiz di Mario Riva o del giovane Mike Buongiorno. Gino conosce la difficoltà del vivere, del mangiare, si rende conto che il rubare è la normalità in Albania per tirare avanti. 
Quando Fiore al telefono gli dice che tutto è finito, che l’affare è in fumo, che torni alla svelta in Italia, sente il mondo crollargli addosso ed è quel vecchio di cui voleva disfarsi che lo rincuora dopo essere stato arrestato dalla polizia ,chiuso in galera e infine rilasciato senza passaporto e senza soldi. 
Gino si butta dentro a quel flusso di umanità che sogna l’Italia vista in televisione, dei soldi, delle auto di lusso, del buon mangiare, l’Italia di un lavoro ben pagato che consente di mandare i soldi in Albania e far vivere anche i propri famigliari. 
Gino capisce che i valori che conosceva non valevano niente a confronto di quelli di questa gente disperata, che occupa una nave fino all’inverosimile pur di giungere in Italia. Gino, sporco e svuotato, si affida al vecchio Spiro, che scopre essere un vecchio emigrante siciliano, Michele, che sogna di andare in America. 
Ce lo daranno un lavoro in America? Chiede il vecchio Spiro-Michele a Gino e gli si addormenta sulla spalla. Gino ha fatto un viaggio a ritroso nella sua coscienza e ha toccato il fondo, ma ora è pronto a ricominciare una vita diversa. 

Nel 1994 Amelio ha realizzato un film su un tema allora emergente come l’emigrazione. Dopo dodici anni i temi che trattava sono sempre attuali e non risolti. 
D’altronde, come dice lui con una battuta amara per il suo impegno a sinistra, ha fatto più Maria de Filippi che tutti i convegni ,le conferenze, i summit a più livelli sul tema dell’integrazione degli emigranti: Kledi, il ballerino albanese dei suoi programmi su Canale 5, è diventato un idolo per tante ragazzine italiane, che per lo meno dell’ Albania conosceranno anche una stella televisiva e non solo i problemi e la delinquenza. 

Un Maestro della tecnica cinematografica 

Ci ho messo un po’ per decifrare la tecnica dei tagli alle scene dei suoi film , sono sincero. Poi ho capito. La forza visiva di Amelio, quel cinema naturale, immediato, in apparenza un nuovo “neorealismo” che non è, in quanto è ben più profondo e colmo di contenuti, è la forza della scena singola, una per una, studiata in maniera certosina nella sua lunghezza. 
Se fosse troppo breve, qualche secondo in meno, perderebbe nella sua immediatezza, indebolirebbe la forza del racconto. Qualche secondo di troppo e risulterebbe pesante, come l’ultima carta che fa cadere tutto il castello, eccessiva. 
Ecco, Amelio ha trovato il segreto della giusta lunghezza, sa oliare con perizia l’ingranaggio delle scene che si uniscono in sequenze e determinano il racconto finito, come un treno che parte piano e di seguito acquista tutta la velocità.


Di: Gianni Amelio

Produzione Distribuzione: Mario Cecchi Gori, Vittorio Cecchi Gori, Enzo Porcelli

Fonte: Massimo Palazzeschi

Protagonisti: Michele Placido, Enrico Lo Verso, Piro Milkani, Ellida Janushi, Esmeralda Ara, Nikolin Elezi, Besim Kurti, Sefer Pema, Idajet Sejdia

Link: http://www.bitbar.it/leggi.php?categoria=protagonisti&rif=19

Pubblicato il: 04/12/2006 da Massimo Palazzeschi

LamericaLamericaLamericaLamericaLamerica - Inebriante