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Italia
a cura di Massimo Palazzeschi. Consulenza dello storico del cinema Fernaldo di Giammatteo.*
Intervista a Di Giammatteo del 15.6.1991:
La differenza fra Fellini e Antonioni
(Di Giammatteo). La differenza in questo decennio tra Fellini e Antonioni è forse questa: Fellini nel bene e nel male aveva detto tutto e la sua ispirazione si era concentrata nei grandi film precedenti: “La dolce vita “ e “Otto e mezzo”, mentre Antonioni riesce ancora ad approfondire i discorsi che aveva avviato. A parte il film sulla Cina, che è interessante ma tutto sommato subordinato agli altri, ci sono due film che vale la pena di approfondire: “Zabriskie Point” del 1970 e “Professione reporter” del 1975. Il primo è passato per un film di carattere sociologico sulla contestazione in America che invece è solo lo spunto per approfondire l’altro tema che sta a cuore ad Antonioni: lui dimostra che per individui che siano leggermente al di fuori della moralità comune la vita è impossibile. E questo è il tema ricorrente nel cinema di Michelangelo Antonioni. Qui è più straziante, perché il regista inserisce personaggi in un enorme ambiente, il deserto: una natura perciò indifferente e ostile verso di loro. Questi due ragazzi fragili sono destinati a soccombere di fronte a questo potere della natura, l’unica loro possibilità di sopravvivere è quella di immaginarsi una rivolta mentale. Il finale con la morte del protagonista testimonia proprio questo pensiero di Antonioni: l’incapacità dell’individuo di inserirsi nel mondo, di accettare le regole, l’impossibilità di vivere al di fuori della morale di massa: un tema molto avvincente che lui ha approfondito ancora nel 1975 con “Professione reporter”, uno dei suoi film più riusciti e chiari nel messaggio. Ricordo le immagini immobili che fotografano veramente il disagio dell’esistenza e la morte vicina. Quella inquadratura finale, quel lampioncino sull’angolo della strada alla sera, quel paesino spagnolo equivale alla fine della vita, i lampioni preannunciano l’Apocalisse incombente. E’ bravo anche Nicholson che dà al personaggio quel tormento interiore, all’interno di una storia che ha elementi di ambiguità e, pensa un pò, elementi del giallo, che è un’altra delle costanti dei film di Antonioni. I film di Antonioni li ricordi per le immagini: pensa alla macchina scoperta con Nicholson e la Schneider che attraversa quella Spagna assolata e deserta, che va al di là del fatto figurativo per entrare in quello simbolico. Siamo di fronte ad un grande autore, non c’è dubbio, ancora non valutato a sufficienza in Italia.
* Fernaldo Di Giammatteo (1922 -2005)
Di: Massimo Palazzeschi
Fonte: http://www.flickr.com/photos/elenatorre/
Pubblicato il: 29/11/2010 da Massimo Palazzeschi