Musica, concerti, cinema spettacoli, eventi cultura, viaggi, life style cinema, concerti, dischi, artisti, registi, vino, enoteche
by bitit
Cocktails di Bit Shekerati a modo nostro - Cinema, Musica, Libri, Teatro, Cibi, Bevande, Viaggi
Menu
agenda spettacoli in programmazione
agenda spettacoli in programmazione

ANDREIJ TARKOVSKIJ - 1° Parte

L'eroe della meditazione (parte I°)


protagonisti Cineasti

Zavrazhe Russia

«Il cinema è l'unica forma d'arte che - proprio perché operante all'interno del concetto e dimensione di tempo - è in grado di riprodurre l'effettiva consistenza del tempo - l'essenza della realtà - fissandolo e conservandolo per sempre»

In queste sue parole,che narrano già da sole quale sia la sua poetica,è presente l'essenza del cinema di Andrei Tarkovskij,regista che ha tra le sue maggiori qualità quella di aver capitalizzato al massimo l'eredità del cinema sovietico di inizio secolo e averlo amalgamato ai suoi tempi,arricchendolo con la sua grande capacità di riprodurre immagini.
Andrei Tarkovskij,figlio del noto poeta russo Arsenij Tarkovskij,nasce nel 1932 a Zavrazhe.
Dal 1939 Andrej frequenta la scuola statale di Mosca,che concluderà nel '51,con un ritardo causato sia dalla guerra,sia da una malattia che lo ha colpito.
Dopo aver studiato pianoforte alla scuola settennale di musica e pittura e scultura alla scuola d'arte figurativa,nel '51 si iscrive a scuola di studi orientali,poi a geologia,ma,dopo aver trovato la sua vocazione,nel '54 studia all'istituto cinematografico di Mosca,dove prenderà la laurea nel '60 con il cortometraggio "il rullo compressore e il violino".
Per spiegare quale sia la poetica di questo straordinario autore,è necessario partire da quelle che erano le condizioni politiche della Russia di quel tempo e quindi l'ambiente in cui si è trovato a crescere: la Russia veniva fuori dalla dittatura stalinista,cosa che dava quindi la possibilità,dopo tanto tempo,ad artisti giovani e promettenti di esprimere le proprie idee fino ad allora oppresse dalla dittatura comunista.
Principale tematica che attraversa tutti i film di Tarkovskij è il disagio: argomento che deriva da esperienza personale,da una infanzia vissuta,appunto,nel disagio della dittatura.
Sua prerogativa è quella di esprimere il modo in cui hanno vissuto questa situazione anche altre figure di vita: quella del marito,del padre,del bambino,ma soprattutto dell'artista,del quale affronta la condizione nella quale è costretto a vivere nel mondo moderno.
Nell'esprimere questa condizione nelle sue opere,Tarkovskij parte dalla figura dell'infanzia con il suo primo lungo metraggio "L'INFANZIA DI IVAN" del 1962,nel quale racconta la storia di un bambino costretto dalla guerra (quella dell'armata rossa contro in nazisti) ad una infanzia triste,a crescere prima del tempo,ad essere adulto tra gli adulti.
Tarkovskij realizza una riflessione sull'individuo,alienato dalla realtà del suo tempo,ed immerso nella sua soggettiva sofferenza.
Il protagonista del film,Ivan,appare sempre serio,di umore ben diverso da quello dei ragazzini della sua età,ma con ben chiaro nell'animo il sogno di un'infanzia normale,espressa da Tarkovskij con grande maestria tramite l'uso del rallenty,attraverso i sogni del fanciullo,che hanno come oggetto sua madre e una tranquilla infanzia negata.
Notevole la ricostruzione dei paesaggi e i movimenti di macchina,con i quali Tarkovskij si dimostra maestro nel rappresentare i reali stati d'animo dei protagonisti.
Nel 1971 è poi la volta di "ANDREJ RUBLIOV",che racconta la storia di Rubliov,famoso pittore di icone russo del '400.In questo film affronta per la prima volta il tema dell'artista in rapporto al suo tempo ed al disagio che questo gli provoca.A proposito di ciò il regista dice:

"L'artista non è mai libero. Non vi è un'altra categoria di persone che sia meno libera degli artisti. Essi sono incatenati al proprio dono, alla propria predestinazione, che è quella di servire il proprio dono e, con ciò stesso, gli uomini".

Ed è proprio questo concetto che Tarkovskij vuole esprimere all'interno del suo film, negando però gli eccessi: infatti all'inizio Rubliov viene rappresentato come un artista convinto che l'arte sia unico fattore che nobilita l'uomo,e la rende unica protagonista della sua vita.
Ma nel corso di questa,complici anche i fatti storici ai quali assiste (l'invasione della Russia da parte dei tartari),dapprima comprende come l'arte non sia presunzione,ma semplicità,poi ricade nell'eccesso opposto,l'allontanamento dai valori,che lo porta all'omicidio,anche se per giusta causa.
Farà voto di silenzio per espiare la colpa,fino a quando l'incontro con un fanciullo gli permetterà di raggiungere quell'equilibrio tra i suoi valori fondamentali cioè vita,arte e religione,che negli anni precedenti gli era sfuggito.In questo film la poetica si affina fino a raggiungere quasi la perfezione,i movimenti di camera e i piani sequenza,alcuni di dreyeriana memoria,rallentano fino all'inverosimile per favorire la concentrazione e l'attenzione dello spettatore,nonchè la sua possibilità di comprensione.Notevole la messa in scena,soprattutto in quelle scene che fungono da rappresentazione di dissertazioni del protagonista.
CONTINUA nella parte II°......


Pubblicato il: 17/06/2005 da Cosimo Scialpi

-